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FINALMENTE ENRICO LUCCHIN! “SOGNAVO L’ESORDIO CON L’ITALIA DA QUANDO HO INIZIATO A GIOCARE”

07/11/2022

Finalmente Enrico Lucchin. Il centro rodigino delle Zebre ha coronato a 27 anni, 7 mesi e un giorno il sogno del debutto in maglia azzurra. L'ha fatto entrando al 50' per Morisi nel 49-17 dell'Italia su Samoa. Lo meritava da tempo per consistenza e continuità e delle sue prestazioni: 3 scudetti fra Rovigo e Calvisano, 43 presenze in URC, buon placcatore, sempre in grado di guadagnare la linea del vantaggio. Però ha dovuto aspettare. Per fortuna non fino a 36 anni e 14 giorni come il concittadino Francesco Battaglini (record di anzianità per un esordiente, nel 1948). È il decimo triveneto a debuttare nella gestione di Kieran Crowley su 20 esordienti.

Scusate il ritardo, vien da dire citando il film di Troisi. «Mi sarebbe piaciuto esordire a 20 anni, ovvio, come Menoncello e altri ragazzi. Ma loro sono pronti, io allora non lo ero. Ho fatto un percorso di crescita più lento. Rispetto a giocatori di puro talento ci ho messo più tempo ad adattarmi ai salti di livello. Da un paio d'anni gioco con continuità».

Che esordio è stato? «Incredibile. Lo sognavo da quando a 6-7 anni ho iniziato a giocare. Me lo sono goduto tutto. L'emozione alla consegna della maglia, il viaggio in pullman, i tifosi, gli inni, l'ampia vittoria, la festa in famiglia il giorno dopo. E pensare che non mi aspettavo neanche di andare in panchina».

Perché? «Di solito il ct sceglie 6 avanti e 2 trequarti, stavolta il 5+3».

Ha giocato mezzora. «Più del previsto. Ho sbagliato un paio di cose, in particolare una difesa nell'ultima azione. La prossima volta devo migliorare».

Ormai il risultato era acquisto. «I compagni hanno fatto un primo tempo incredibile che ha deciso le sorti della gara».

Dal ko in Georgia a un successo di proporzioni inusuali con una rivale davanti nel ranking (l'Italia sale da 14° al 12° posto). «In raduno c'era un'aria di positività, chiarezza, di essersi preparati nel modo giusto al riscatto della Georgia. Il tutto si è tradotto nella prestazione positiva in campo».

Ora c'è l'Australia, per centrare un'altra storica prima volta. «Ha quasi vinto sabato in Francia, non scopriamo oggi la sua forza. Dovremo alzare il livello, partendo dalle cose positive per creare ancora più fiducia».

Le dispiace non essere stato profeta in patria a Rovigo? «Mi è dispiaciuto andarmene a 21 anni, dopo lo scudetto del 2016 dove ho giocato abbastanza con Frati e quasi mai quando è subentrato McDonnell. Ma col senno di poi è stata la cosa giusta da fare».

A chi ha pensato al momento della convocazione. «Alla famiglia (anche il padre Andrea è stato tricolore con il Rovigo, ndr) e a chi mi ha dato una mano. Come Massimo Brunello, senza il quale forse avrei addirittura smesso di giocare a rugby».

Intervista di Ivan Malfatto al centro delle Zebre Parma Enrico Lucchin pubblicata sul Gazzettino di Rovigo lunedì 7 novembre 2022