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MICHELE DALAI: “ZEBRE, PROGETTO STABILE. DA QUI POSSIBILE SVOLTA PER IL RUGBY ITALIANO”

12/05/2023

Chiarezza espositiva e lucidità nell'analizzare quegli aspetti che vanno necessariamente migliorati, in ragione di un auspicato consolidamento del progetto. Ma anche la voglia di spiegare, fatti e numeri alla mano, in che misura le Zebre possano rivelarsi un eccellente volano per il territorio e per il movimento rugbistico italiano.

Michele Dalai, amministratore unico della franchigia, traccia un bilancio della stagione appena conclusa. Non una di quelle da ricordare quanto a risultati, ma che qualcosa di buono ha lasciato.

Dalai, qual è lo stato di salute delle Zebre? “Sul piano dei conti direi ottimo. Da Andrea Delledonne e Carlo Checchinato, che hanno ricoperto il ruolo di amministratore delegato prima di me, ho ereditato una società sana: la loro gestione è stata virtuosa, al punto che in questo bilancio o al massimo nel primo semestre del prossimo, e comunque in anticipo sulla tabella di marcia, restituiremo il finanziamento di 2 milioni di euro concesso nel 2017 dalla Federazione”.
MICHELE DALAI: “ZEBRE, PROGETTO STABILE. DA QUI POSSIBILE SVOLTA PER IL RUGBY ITALIANO”
E per quanto concerne i ricavi derivanti dalle sponsorizzazioni? “Abbiamo registrato una significativa crescita: +250 % rispetto all'anno precedente, con una forbice che nella prossima stagione si allargherà ulteriormente raggiungendo il 600 %. Parliamo, in ogni caso, del budget più basso dell'intero torneo: questo deriva da una serie di fattori”.

Me ne dica uno. “Essendo una franchigia di sviluppo, la Federazione compie un investimento finalizzato alla crescita dei giocatori. II roster delle Zebre è quello con l'età media più bassa del torneo, i nostri atleti hanno quindi meno esperienza e presenze in ambito internazionale. L'obiettivo è innalzare il livello di competitività”
Nella crescita dei ricavi, quanto peso ha avuto il tessuto locale? “Ci sono due profili da analizzare. Parto da quello istituzionale e dagli ottimi contributi che sono arrivati in termini di servizi. Poi ci sono alcuni sponsor locali che da tempo sostengono convintamente il nostro progetto e hanno compiuto uno sforzo ulteriore. Per il resto, riscontriamo sostanzialmente le stesse difficoltà del Parma Calcio”.

In che senso? “Parma è dotata di un tessuto imprenditoriale molto ricco, ma che evidentemente non è interessato alla promozione sportiva. Non è una colpa, per carità. Si tratta di una scelta strategica. Ci siamo presentati a tante realtà, illustrando i numeri di un torneo che può vantare qualcosa come 40 milioni di spettatori in chiaro nel mondo. Le aziende che esportano prodotti potrebbero beneficiare del ritorno d' immagine garantito da questa vetrina: tuttavia, nel loro piano di marketing lo sport non è contemplato”.
MICHELE DALAI: “ZEBRE, PROGETTO STABILE. DA QUI POSSIBILE SVOLTA PER IL RUGBY ITALIANO”
Un anno fa, intervistato dalla Gazzetta di Parma, lei disse che le Zebre erano percepite come un'astronave aliena atterrata a Moletolo. È ancora così? “Tante persone hanno cominciato ad avvicinarsi a questa astronave, animati talora anche dalla curiosità di vedere gli alieni (sorride, ndr). Ho scoperto che territorio può essere una parola vuota. Quella più interessante è un'altra: persone. Oltre che della vicinanza delle istituzioni siamo felici della risposta del pubblico, che vive ogni nostra partita come un evento. Vero che un anno fa eravamo ancora in piena emergenza sanitaria, ma oggi al Lanfranchi il numero degli spettatori è raddoppiato. La media reale è di oltre 2.500 presenze: un dato non trascurabile se consideriamo che questa squadra ha vinto solo uno degli ultimi quaranta match disputati”.
MICHELE DALAI: “ZEBRE, PROGETTO STABILE. DA QUI POSSIBILE SVOLTA PER IL RUGBY ITALIANO”
E con le altre società, invece? “Le Zebre sono sempre al centro di infiniti pettegolezzi, nonché di cattiverie gratuite e feroci. Su queste ci si può passare sopra, quando provengono da ragazzini o da gente che il rugby lo guarda dal divano di casa: rientra in un diritto di critica che i social hanno ormai allargato. Ma quando certe affermazioni arrivano da dirigenti sportivi, non è più accettabile. La cosa che più mi amareggia è la violenza verbale, a tratti spaventosa, da parte di ex giocatori della Nazionale che prima si riempiono la bocca di valori che il rugby è capace di esprimere e poi non perdono occasione per parlare di dramma sportivo delle Zebre, soffermandosi sul numero di sconfitte. Io ho le spalle larghe, ma per un giocatore di 20 anni subire continuamente attacchi di questo tipo è pesante”.
Premesso che le critiche debbano sempre essere costruttive, è chiaro come sul piano dei risultati dalle Zebre ci si attenda qualcosa di più. “Sono d'accordo con lei. E le assicuro che stiamo curando la parte tecnica con grande attenzione: per l'anno prossimo pensiamo di poter proporre una versione interessante. Ripartiamo da alcune basi confortanti: Simone Gesi, un nostro giovane, italiano, è stato inserito nell'Elite XV, la formazione ideale dello United Rugby Championship, mentre la squadra ha realizzato il maggior numero di mete della propria storia. Sono segnali di crescita evidenti, testimoniati dalle tante partite che ci sono sfuggite di mano solo nelle battute finali. Ne ho contate almeno sei”.

Cosa è mancato? “Quella che si chiama curva di apprendimento, l'essere stati altre volte nella vita in determinate situazioni. Devi avere giocatori di 28-30 anni che sanno cosa accade al 78' di gioco, quando inizia un'altra partita. Ci arriveremo, ma serve pazienza. II problema è che lavoriamo in un contesto dove i dieci anni di sconfitte costituiscono sempre la premessa ad ogni tipo di discorso”.
MICHELE DALAI: “ZEBRE, PROGETTO STABILE. DA QUI POSSIBILE SVOLTA PER IL RUGBY ITALIANO”
Si vuol togliere qualche altro sassolino dalla scarpa? “C'è gente che avrebbe ricette miracolose per le Zebre, ma ha difficoltà ad allestire organici competitivi nelle serie minori. Ho sentito un presidente di un importante club affermare che le Zebre non sono rappresentative di nulla. Non è esattamente così: le Zebre rappresentano 140 società distribuite sul territorio italiano e 25 mila tifosi che aderiscono al progetto. Ed essendo espressione della Federazione, siamo un club accogliente per definizione. L'anomalia, forse, è che le Zebre non rappresentano tantissimo per Parma. Ma il nostro lavoro è tentare di aiutare la franchigia a radicarsi e a crescere qui. I progetti sportivi sono come quelli aziendali: hanno come minimo una durata triennale e vertono su costruzione, consolidamento e risultati. La nuova governance federale ha un progetto stabile e definito per le Zebre: il risultato che passa da qui può cambiare le sorti del rugby italiano. Se invece continuiamo in questa sorta di guerra termonucleare, personalizzando gli scontri e andando a caccia di colpevoli, non andremo da nessuna parte”.
Si riferisce anche alle voci che vorrebbero la Federazione trasferire l'attività delle Zebre altrove? “Un vecchio ritornello, alimentato da qualcuno che strepita perché gli viene tolto un giocattolino che però non utilizza mai. La storia dello sport è piena di esempi che vedono gli elementi di valore trapiantati laddove c'è apprezzamento: a Parma abbiamo l'interesse del pubblico e un centro federale all'avanguardia. Se fai sport, è chiaro che devi essere in grado di competere: Regione e Comune restano quindi gli interlocutori di riferimento nella ricerca di investitori seri e reali che supportino la crescita delle Zebre”.

Intervista all’amministratore unico delle Zebre Parma Michele Dalai pubblicata sulla Gazzetta di Parma venerdì 12 maggio 2023