Sia voi che la Benetton avete superato il vostro record di vittorie. Come giudica complessivamente la stagione vostra e degli imminenti avversari?
“La realtà dei fatti è che comunque si vede che c’è stato un passo in avanti, sia da parte nostra che da parte loro, e il merito va dato indubbiamente agli allenatori che sono arrivati, il nostro irlandese, l’altro neozelandese, i quali oltretutto sono quelli più accreditati tra i coach, ed hanno saputo portare un lavoro duraturo e continuativo per Treviso e speriamo anche per noi. E credo che riusciremo a vedere qualche frutto anche l’anno prossimo o tra due anni.Quindi, sicuramente va dato credito anche a loro, ma penso che un passo in avanti sia stato fatto anche per quanto concerne la comunicazione fra le franchigie e la Nazionale. Ritengo che qualcosa si stia muovendo a riguardo, o quantomeno la sensazione è questa”.
A proposito di Nazionale: si può accennare a parlare, per quanto riguarda questo imminente match di un confronto fra i tre quarti nazionali del Benetton e gli avanti nazionali delle Zebre?
“Diciamo che se vogliamo ridurla un po’ ai minimi termini, loro hanno come punto di forza il pacchetto, mentre noi cerchiamo invece di avere un gioco un po’ più spregiudicato, cercando appunto di giocare soprattutto con i nostri trequarti; quindi diciamo che, riducendo la cosa all’osso, si potrebbe anche dire così, ma in realtà noi sappiamo bene quanto il pacchetto di mischia sia comunque una piattaforma stabile in partita e che, di conseguenza, sia una cosa di importanza fondamentale per le gare. Anche se loro, di fatto, sono riusciti a portare in casa le partite, noi siamo riusciti ad esprimere comunque un buon gioco”.
Ma per riuscire nell’impresa di superare il Benetton che cosa dovrete fare?
“Dobbiamo cercare di fare un rugby con gioco meno alla mano ma più fisico e diretto, per andare comunque a non mettere in atto azioni puramente fini a loro stesse. Quindi dovremmo essere anche un po’ più cinici e pragmatici nel nostro gioco. Ciò detto, sabato allo stadio, a mio avviso, vedremo una partita molto fisica”.
Tornando a parlare della Nazionale: lei ha fatto amicizia con qualcuno del gruppo del Benetton Treviso?
“In realtà dirò: è appena stato il compleanno di Tommaso Allan e gli ho scritto subito. Quindi ho fatto amicizia con tutti del gruppo, anche per il fatto che siamo tutti quanti molto giovani, attorno ai 25 anni, però in realtà ci conosciamo da tanto tempo, fin dai tempi delle squadre giovanili, quindi è un gruppo molto unito. E questo nonostante la rivalità in campo”.
Quali sono le principali differenze tra la vostra idea di gioco quella della Benetton e aggiungiamoci pure quella della Nazionale?
“Noi disputiamo un gioco più di possesso, quindi cerchiamo anche di uscire dalle nostre strategie territoriali, sempre palla alla mano per dare anche meno possibilità all’avversario, e questo ci consente di essere anche un po’ più pericolosi nell’area di meta. Di contro, Treviso ha un pacchetto molto affidabile, quindi una buona touche, molto competente, ed una buona mischia, e tende anche ad uscire con il piede per cercare di conquistare il territorio. È un sistema che si riporta in realtà anche a quello della Nazionale”.
Finito il campionato, lei che cosa si aspetta? Immaginiamo che si senta pronto per la Nazionale.
“Io spero che comunque, dopo quest’anno, che per me è stato di enorme crescita grazie anche allo staff delle Zebre, di riuscire a strappare un posto per la Tournée di giugno, visto che ho fatto quasi 2000 minuti sia da ala che da centro, ricoprendo Insomma vari ruoli. E cercando quindi di stare sempre di più nel giro azzurro. Di rimanere, pertanto, un punto fisso”.
Quella contro il Benetton sarà anche l’ultima partita per molti componenti le Zebre e quindi immaginiamo che sia scattata anche un po’ l’operazione nostalgia.
“Proprio in occasione dell’ultimo allenamento con tutta la squadra, infatti, hanno preso la parola coloro che stanno per lasciare le Zebre, per ringraziare tutti. E sì, è scappata anche qualche lacrimuccia, sia per loro che per noi che comunque siamo cresciuti sotto l’ala protettiva di questi ragazzi, cosiddetti veterani, che ci hanno accolti in squadra, con i quali ho avuto dei legami. E io pure, che essendo nonostante tutto tra i più giovani, gioco da 4 anni ormai nelle Zebre, e sono un po’, diciamo pure, un giovane veterano, perché noi non abbiamo avuto il ricambio generazionale che c’è stato magari in altre squadre, quindi a parte George Biagi, siamo tutti ragazzi di massimo 27 anni. Ci mancherà quindi lo zoccolo duro dei ragazzi di 29-30 anni, che per così dire “tiravano un po’ la carretta” e avevano la leadership della squadra. Adesso la cosa spetterà a me e ad altri di classe ‘91-’92, come me, Tommaso Castello ed Oliviero Fabiani, per esempio”.
Intervista tratta da The Rugby Channel del 27 Aprile 2018.